lunedì 17 settembre 2012

U.S.A. e getta !

Ho avuto la fortuna,
o la sfortuna – ancora non l’ho capito –
di fare il quarto anno del Liceo negli Stati Uniti.
Un programma di exchange student.
L’inglese, in Italia, lo insegnano dalle elementari. Non è però uno studio molto approfondito, l’unica cosa che ti fanno ripetere sono i colori. Perché finisce lì la competenza dell’insegnante – che molto probabilmente proviene da Catanzaro, e parla un inglese aspirato.
Che poi, i colori..  Se stai per morire, e hai bisogno di aiuto, urlare “ Yellowwwww” non so quanto possa essere efficace.
Io già mi vedevo a NYC, a SANFRANCISCO, a L.A: io, il mio double cheeseburger, e i grattacieli!
E invece no.
La realtà come al solito è un’altra:  io, il mio double cheesburger, e i campi di cotone.

 Dicendo che nei posti meno conosciuti gli studenti si concentrano meglio, l’Associazione mi spedisce in South Carolina, ridente Stato situato a nord della Florida: estremo sud degli stati uniti d’ America.
A mo’ di training autogeno mi ripeto: “ ma si, sono pur sempre gli Stati Uniti, li è tutto figo, no?!”
Mi sbagliavo.
Sono arrivata in SC che ero una piccola, aggraziata diciassettenne, magra, educata ed innocente,
sono tornata diciottenne, obesa, con le rughe, e -  dulcis in fundo -  drogata, di illegalità. Quando si dice che il proibizionismo funziona..
Ci sono delle key words che possono tratteggiare il karma di questo fascinoso Stato:
1.      Via col vento,
2.      Guerra di Secessione
3.      Nordisti Vs. sudisti
4.      Campi di cotone
5.      Schiavitù

Qualche pensierino prima di andarci mi sarebbe dovuto sorgere, no?
E infatti, la famiglia che mi ospitava era così composta:

Madre: nullafacente e borderline ( e delle americane di mezz’età borderline, c è da aver paura)
Padre: Poliziotto
Figlio maggiore: Vigile del fuoco e Poliziotto
Figlio minore: aspirante poliziotto

Mi sentivo sul set di un B-movie americano.

Per un’ italiana finire nel sud degli USA, è come per un’americana pensare di andare a Milano, e finire a Canicattì.  Vaglielo a spiegare che anche quella è Italia.
Per i primi 2 mesi sono stata M.U.T.A.  Le mie corde vocali si erano sclerotizzate, nel senso che stavano sclerando dalla noia. Rispondevo solo si o no, con la testa però.
E sorridevo sempre, sorridevo, sorridevo, così, per far vedere che ero disinvolta e sul pezzo..
Una volta mi hanno chiesto:
“ What do you want for dinner?”
Avendo percepito il tono interrogativo, ho prontamente risposto:
 “Yes, thank you” + solito ampio sorriso.

Sui loro volti vidi dipingersi la perplessità.
Ero confusa.
Dopo qualche ora che mi ripetevo il suono di quella maledetta domanda
“ Wò u won fo dinna?”
ho finalmente capito, ma ormai era troppo tardi. Il loro cibo chimico giaceva già nel mio esile intestino.

Oltre la lingua, il vero problema era il cibo, appunto.
Per incominciare, gli americani – o per lo meno, quegli americani -  non bevono acqua. Solo sodas: bibite gassate composte dal 70% di zucchero, 20% di coloranti, e 10% d’acqua.
Il caramello disseta di più, e il colesterolo, è uno di famiglia.
Per cena, quando vogliono trattarsi bene, ordinano un take away da KFC. Kentucky Fried Chicken. Il pollo OGM in confronto è biodinamico.
Un cesto – come quello dei pop corn – taglia XXXL,  riempito di pezzi di pollo, fritto.
Fritto, così fritto che la tempura è  una cottura al vapore.
E per colazione: sandwich con jelly  e - colui che mi ha reso un’adolescente obesa- il burro di noccioline. Peanut butter. LA DROGA.
Dovrebbe essere illegale, bandito. O per lo meno, acquistabile solo con prescrizione medica, alla stregua degli oppiacei. Hai disturbi dell’umore, carenza d'affetto? Burro di noccioline e passa tutto in un istante. E’ un dopante.
Basta spalmarne  un po’ sul pane -  o direttamente in bocca – e poi esci, vai in ufficio, in palestra, a letto con l’amante, a casa dal marito, senza bisogno di cibarti di nient altro.
Un cucchiaio de “ la droga” ha un apporto calorico pari ad un panetto di strutto.

Ma se il loro problema fosse solo il burro di noccioline, sarebbe una grande Nazione!
Invece, i miei occhi da candida diciasettene notarono sin da subito delle piccole grandi incoerenze..
A 16 anni puoi guidare un pick up, ma non puoi acquistare sigarette.
Che guidare senza fumare, è come accomodarsi sul water senza poter fare le parole crociate. Ingiusto.
A 18, da Wallmart, puoi comprarti un’arma. Ma non puoi berti una birra, né entrare in un locale in cui la servono, certo.Ingiustissimo.
A 21 anni, mentre inizi a bere alchool legalmente, puoi avere in tasca un’arma da fuoco già da 3 anni, legalmente.
Andare in giro armati sì, ma berti una budweiser con il 3% di alchool, NO.

Il padre dormiva con un fucile a pompa sotto al letto. Che se la sera prima mangiava troppo burro di noccioline ed era un po’ su di giri, finivo sepolta nel back yard accanto al primo cane della famiglia.
Se mio nonno avesse avuto a disposizione un fucile sotto al letto, la famiglia Maugeri sarebbe estinta da generazioni.
Poi certo che i ragazzini vanno nelle scuole e fanno le stragi, non capiscono più qual è la realtà e quale la finzione. Passano 20 h al giorno davanti alla tv e ai videogames, mangiando junk food e facendosi ingoiando i painkillers della madre.  
 Poi, la ragazza li lascia.
 Un ragazzino italiano cosa fa? Va al bar con gli amici, si fa una birretta e si fuma una sigaretta, così, per rilassarsi un po’.
Il ragazzo  americano, invece, va in camera del padre, piglia il fucile, e uccide tutti.
Era americano il ragazzo fan delle tartarughe ninja che si era calato nelle fogne, alla ricerca del topo parlante, Splinter.
 Il colesterolo, ha raggiunto il cervello.
Per fortuna che noi in Italia mangiamo pasta al pomodoro..
A proposito, qualcuno  può dire agli americani che gli spaghetti con le polpette “ Spagheddi with meatballs” qui  NON esistono?
Non è un piatto tipico italiano, è solo ciò che mangiano  “ Lilli e il Vagabondo”, che tra l’altro sono due cani..quindi..
Questa è la prova che abbiano qualche resistenza nel distinguere tra finzione e realtà.
Se si mettono a guardare Ken Shiro, scoppia la terza guerra mondiale.

Dopo 6 mesi, di sudisti ne avevo abbastanza, e ho chiesto il trasferimento. Questa volta ho scelto io. Destinazione: West Coast, S. Francisco!
Arte, buona musica e buon vino. Allora l’America è anche questo. Mi sentivo finalmente a casa.

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